Vincenzo alchimista dentro | Ritratti di strada

In una calda mattinata d’estate lui si presenta, sempre lì sulla panchina, in quel giardino già di fronte alla stazione. Piomba letteralmente su quel poco di spazio franco al centro. Si era appena liberato, casualmente, magia di un invisibile, quasi a volergli fare posto fra di noi pur disgraziati. Ha gli occhi spiritati, è furioso, ringhia come un cane e sbuffa come un toro pronti all’attacco. Dice di non dormire da due giorni, dice di essere braccato, inseguito, condannato a morte, per aver parlato, per aver scritto, per aver pubblicato, ciò che andava taciuto, secondo loro. 

Lui è Vincenzo, è già uomo adulto, è spaventato. 
É convinto che gli abbiano assassinato la famiglia, madre, padre, sorella, cugini. 
É convinto che sia colpa sua per aver detto pubblicamente ciò che sentiva di dire.
É distrutto, è spaventato, è incazzato, vuole vendicarsi.
É pieno di dolore, è terribilmente solo, vuole solo piangere. 
Vuole tornare a casa, ci sta tentando da giorni. I tanti biglietti confusi del treno lo dimostrano, ma non glielo permettono, almeno così dice. Sono ancora loro, hanno il potere, hanno dirottato il treno, hanno sospeso ogni collegamento, lo hanno costretto a scendere in questo luogo a lui sconosciuto, per ucciderlo.

Ma a incontrarlo, ad accoglierlo ci siamo soltanto noi, alla deriva in strada, insieme a lui. Lo ascoltiamo, lo assecondiamo nella sua follia, non è malato, è solo confuso. Qualcosa sul suo cammino lo ha dirottato, lo ha buttato fuori pista, accade spesso, accade a tanti. Lo lasciamo fare quel che si sente, gli lasciamo dire ciò che ha nel cuore, gli diamo da mangiare, da bere e anche un dolce che quel giorno c’era, a ringraziare il cielo. E qualcosa, magicamente, cambia. Dorme, si risveglia, è sereno, rilassato, i lineamenti del volto addolciti. Il sole, a guardarlo, ora è diverso, ci racconta lui. Chiama casa, ci sono tutti, lo stavano cercando già da giorni, avevano invocato ogni santo, avevano pianto, era sparito in seno alla famiglia, nel nulla. 

Vincenzo ora è di nuovo in famiglia. Sono venuti loro, gli amici, a prenderlo in questo luogo a lui sconosciuto per riportarlo a casa, lì al sicuro. Lui è speciale, lui è diverso, lui ci ha mostrato la magia di una trasformazione nell’accoglienza, nell’amore, nella fratellanza… e noi gliene siamo grati, di cuore, profondamente.

Sabina Greco