Incuria e degrado a Sapri: Un’attenzione influenzata soltanto dal solito adusto potere?

Immaginate una storia alternativa delle amate all’italiana dove, resi edotti di una situazione ambientale malsana e pure indegna, proprietari e autorità destre fino alla massima in quella veste di cittadino primo del comune capofila, qualcheduno (foss’anche uno solitario) dichiara il proprio impegno a far qualcosa di concreto, adoperandosi così per tradire dio-lo-voglia l’amaro silenzio assordante a confortare già malefedi e incompetenze o la tediosa inadeguatezza confessata nell’atteggiamento di denuncia speculare d’un fatto che anche altri luoghi sono messe allo stesso modo o peggio. 

 

In questo scenario avremmo anche qui un filo di speranza di godere della migliore qualità e pulizia, assicurandoci un più elevato livello di igiene e, insieme, una dignità dello spazio cittadino, come hanno in costume già altrove, in altri luoghi, vuoi vicini oppur lontani, vuoi beati oppur stuprati, una Kherson in Ucraina risvegliata testimoniando. 

 

Ma non è questo il caso di Sapri, una ridente cittadina in terra di confine meridionale della Campania. La rinuncia alla cura e al decoro urbano in parvenza endemica (qui e qui), la consuetudine di governo allergica alla trasparenza e alla partecipazione democratica (qui), la cortina del silenzio fessa qui e là da un pigolio di sofismi ben nutriti unico riflesso, impongono qui giunti e nella resistenza già diritto le domande per nulla retoriche in affido al vento… 


Credit - Sabina Greco

 

Da quanti stracci di carta di giornale, vetri, secchi, bidoni, fette di legno e altri materiali in poi è a scattare nelle nostre coscienze e in quelle esimie di enti e amministrazioni la percezione amara e affliggente di un abbandono selvaggio di scarti dentro e fuori casa?  

Sono forse le realtà pure note a Sapri di discariche abusive a cielo aperto in pieno centro che come i funghi spuntano dappertutto? O sono quelle più avare, già segrete e trascurate all’ombra di un cavedio e il suo passaggio o di un vicolo appartato a risvegliare le sorti?  

E ancora… 

Da quanti brandelli di plastica a noi legittimamente resi dai mari in poi è a ferire la nostra vista e quella esimia di enti e amministrazioni, e insieme a lei il senso comune nel nostro rapporto con l’ambiente, l’invadenza amara e affliggente di un abbandono selvaggio di scarti dentro e fuori casa? 

Sono forse le realtà di quelle tante coste pure italiane minacciate sordidamente da fiumane di materie plastiche? O basta quella scampata di Sapri dopo una mareggiata fra le tante, modestamente insozzata, a toccare una corda? 

E oltre…  

Quali sono i casi e le condizioni di degrado utili alla proliferazione di parassiti e alla diffusione di malattie infettive a contatto con le persone, come anche alla fioritura di popolazioni di roditori e insetti già vettori di altre patologie, che muovono le massime autorità in materia sanitaria di ogni lustro e rango a stabilire un rischio per la salute e a interessarsi della sua prevenzione e gestione?  

È forse solo il caso di un parassita assassino seppur regale in fuga dal laboratorio cinese a 8.000 km di distanza dalle piane campane, ispiratore di serrate, claustrazioni, mascheramenti, dispiegamenti di eserciti e mezzi militari, di odi e persecuzioni, e consapevole (almeno lui) dell’esistenza accertata di altri 500 compagni circa - senza contare le stime che attestano la possibilità che vi siano fino a 13.000 nuovi esemplari della stessa famiglia in attesa di manifestarsi?  

O sono forse tutte le epidemie già raccontate da illustri del settore che sono a mostrare il ruolo fondamentale dei fattori ambientali, sociali e culturali nel modificare i modelli di prevalenza e comparsa delle malattie? D’altro canto è risaputo che la maggior parte delle manifestazioni patologiche discendono dal turbamento di equilibri ecologici o dall’alterazione degli ambienti in cui gli agenti patogeni abitualmente risiedono. Se ciò è vero per virus di origine animale, o zoonotici, vale addirittura per batteri commensali come gli streptococchi, causa principale delle polmoniti acquisite in comunità. Una malattia, la polmonite, che ogni anno in Italia da sola è a provocare la morte di circa 11.000 persone, cittadini, soprattutto anziani ed è a suggerire la prima causa di morte per malattie infettive nei Paesi occidentali.  

 

Ebbene, al di là del detto piuttosto diffuso ai tempi di un’emergenza da poco trascorsi, “La salute prima di tutto”, quel mantra irritante delle nostre giornate, quasi una lagna ripetuta distrattamente nelle nostre conversazioni e innalzata a formula di rito dallo stesso sindaco pure a Sapri, è obliata nell’indifferenza la considerazione imprescindibile che la salute e il benessere delle persone sono strettamente legati allo stato dell’ambiente, sul quale i rifiuti mal gestiti possono causare gravi impatti. Eppure per il trattamento adeguato degli stessi vi sono sufficienti direttive per giunta europee che vanno a definire una gerarchia, la quale prevede dapprima la prevenzione nello sforzo comune da parte di tutti i soggetti interessati… consumatori, produttori, decisori politici, autorità locali, impianti di trattamento dei rifiuti ecc. Una prevenzione detta tale proprio perché  

focalizzata sull’adozione di interventi e comportamenti in grado di evitare o ridurre a monte l’insorgenza e lo sviluppo di eventi sfavorevoli, tra cui mai isolata la malattia.  

 

Per quanto a lottar col toro non si cava il latte, mi permetto nondimeno sulla soglia la domanda dunque, se a Sapri è ragionevole or supporre che l’attenzione alle circostanze in cui i cittadini vivono, lavorano e crescono sia davvero influenzata soltanto dal solito adusto potere. 

 

Sabina Greco


Credit - Sabina Greco