Jarek soldato in fuga | Ritratti di strada

Ama i cani più dell’uomo, almeno sembra.  

Ama la libertà più della vita, almeno ancora così sembra.  

É in giro da molti anni e dorme in terra anche in casa, quelle rare volte in cui ne trova una da occupare temporaneamente. Lui non ama i letti, per niente comodi, gli danno solo il mal di schiena. 

Lui è da solo, è così che ha scelto, è così che a lui piace, almeno sembra. 

 

Lui è Jarek, pellegrino e mendicante, un tempo già soldato, è da lì che sa marciare, è da lì che è imbevuto di rigore e disciplina, quelle stesse che fanno della sua arte, il mendicare – o come dice lui, il chiedere - un vero e proprio lavoro...  

lui sa gli orari 

lui sa i punti 

lui conosce le stagioni e i territori da toccare 

per aumentare il suo guadagno. É preciso, è organizzato, è preparato, come lo zaino che porta in spalla, marchiano, pesante, e colmo di tutto ciò che a lui occorre, e a lei, la sua reginaSaba, il cane fedele e pure guardiano nelle notti oscure già imbottite di ombre. E di quelle ve ne sono tante nella vita di Jarek 

 

Lui le fugge, le teme, non ne vuol parlare, non le vuol guardare, preferisce scappare, far finta di niente, preferisce evadere ogni tentativo di avvicinamento. Si dice misantropo e a tratti pure distante e indifferente alle lusinghe dell’amore, per poi accendersi e commuoversi alla vista di Titanic e amare la voce della Houston quando si perde nelle note romantiche di I will always love you. Ha lasciato il suo paese, la Polonia, in cerca di sé stesso, ma teme di abbandonare la maschera di un duro, una maschera niente più e insiste nella vana fuga ritardando un ritorno a casa, in famiglia, alla sua terra, già morto e infin risorto, per il timore di viversi altro da sé immaginato. 

 

Seppur stanco non si arrende, continua a percorrere le strade d’un Belpaese, in fuga da sé stesso, lui è Jarek, lui è soldato, vuoi di quelli già tarati, già predisposti, a morire lì sul campo, nei tormenti fedele. 

 

Sabina Greco