Donato terra nostra | Ritratti di strada

Di lui sono gli occhi che colpiscono, oltre alla voce, così curiosa da riconoscerla fra mille. Sono occhi grandi, di un colore intenso, accompagnano indomiti uno sguardo profondo, di quelli che ti penetrano, irrimediabilmente. Lui è uno fra i pochi che ti guarda dritto negli occhi quando parli, quando parla. Lui lo sa mantenere lo sguardo, non fugge. 

 

Lui è Donato. 

Lui è il male, lui è il demone, così dice, così a volte lo fanno sentire… loro. 

Ma è solo una copertura, se vogliamo giocare a guardie e ladri, è solo una maschera, se vogliamo dire di essere Altro fra gli altri. 

 

Vuole la sorte che il tavolo di quel dato gioco a lui sia noto, ci si trova spesso, anche lui solo invitato, suo malgrado e non per scelta. A volte vince, altre perde, e paga, così vuole il gioco per chi la legge in questo modo, sempre lei, la storia. Vuole ancora quella sorte, per nostra grazia, che questo nella vita di Donato, sia soltanto un dettaglio, un fregio a margine di quelle pagine di una vita gravida di bellezza e lauti doni. E Donato lo è invero, già il nome insegna, quel dono certo di un cuore vivo per chi lo incontra, in quell’altra terra, al di là del confine di una maschera infausta, pure tragica e commovente, per citare una cara amica.   


In quell’altra terra lui vive in strada, lui lo sa, lo ha voluto, è senza casa, la propria, non l’ha ancora vista. Ed è lì in strada, errando, che lui sente, sente molto più di loro, quegli stessi altri che la vogliono comandare sempre, la solita vita, anche e proprio quando è già la tua. Lui la vive male, si ribella, si rifiuta, non certo a lei, ma quando è imposta, solo prescritta e pure dettata. E fa bene! 

 

La strada è sua, la conosce dentro, la vive fuori, bell’e brutta, sempre in cuore vera. E chi lo incontra, qui Donato, sulla propria strada infausta, se ne rende conto, lo percepisce e lo riconosce… 

lui è sincero 

lui è donato 

lui è amico. 

Vuole la sorte, perpetuo vivo. 

 

Sabina Greco


Opera di Margaret Keane