Un rituale di sangue sempervivum | Del resto sono solo una puttana

Mia amata Dafne.


Ho visto il sangue. Tanto. Sgorgava abbondante.


Cogliendo lontano quella pioggia di sangue ha disseppellito nella mia mente la voce di Hillman che così enunciava…

Ereditare la terra, mappare i terreni, scavare miniere, arare il suolo, raccoglierne i frutti non conferiscono il diritto su di essa, non estinguono il debito. Soltanto il sangue è l’estrema misura di devozione.

Il sangue sacrificale dà consacrazione. Il calice di vino della domenica mattina restituisce i frutti alla terra; e anche il sangue, che deve rimanere vivido nel ricordo come sapore sulla lingua. 


Forse è perciò che i rituali di sangue scorrono fluenti lungo l’alveo dell’Antico Testamento a decantare nei meandri della nostra immaginazione, a partire dalla circoncisione fino al massacro degli animali sacrificali, passando per i rituali del tempio e l’insediamento dei sommi sacerdoti. In molti di essi il sangue è a volte radunato in quantità ingenti, considerando che un solo toro ne regala da saziare almeno 3 quartare, di quelle siciliane. E così di sangue è asperso l’altare, i suoi corni imbrattati, la sua base inondata; e di sangue è annaffiata la tenda del convegno, quando pure il corpo dell’intero popolo. All’investitura dei sommi sacerdoti, in aggiunta, sono di sangue or macchiati i lobi delle orecchie, i pollici e i piedi, e bagnate le loro vesti. Si fa largo il sospetto, mia compagna, che i sacerdoti ebrei fossero più macellai che non servitori di Dio. 

Mosè prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e ne versò l’altra metà sull’altare. [ESODO 24,6]

Allora Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: “Ecco il sangue dell’alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!” [ESODO 24, 8]

E prenderai del sangue del giovenco, e ne metterai col dito sui corni dell’altare, e spanderai tutto il sangue appiè dell’altare. [ESODO 29, 12]

E scannerai il montone, ne prenderai il sangue, e lo spanderai sull’altare, tutto all’intorno. [ESODO 29, 16]

Scannerai il montone, prenderai del suo sangue e lo metterai sull’estremità dell’orecchio destro d’Aronne e sull’estremità dell’orecchio destro de’ suoi figliuoli, e sul pollice della loro man destra e sul dito grosso del loro piè destro, e spanderai il sangue sull’altare, tutto all’intorno. [ESODO 29, 20]

E prenderai del sangue che è sull’altare, e dell’olio dell’unzione, e ne aspergerai Aronne e i suoi paramenti, e i suoi figliuoli e i paramenti de’ suoi figliuoli con lui. [ESODO 29, 21]

Una volta all’anno Aronne farà il rito espiatorio sui corni di esso (altare): con il sangue del sacrificio per il peccato vi farà sopra una volta all’anno il rito espiatorio per le vostre generazioni. [ESODO 30, 10]

Poi scannerà il vitello davanti all’Eterno; e i sacerdoti, figliuoli d’Aronne, offriranno il sangue, e lo spargeranno tutt’intorno sull’altare, che è all’ingresso della tenda di convegno. [LEVITICO 1, 5]

Lo scannerà dal lato settentrionale dell’altare, davanti all’Eterno; e i sacerdoti, figliuoli d’Aronne, ne spargeranno il sangue sull’altare, tutt’intorno. [LEVITICO 1, 11]

Il sacerdote che ha ricevuto l’unzione prenderà il sangue del giovenco e lo porterà nell’interno della tenda del convegno; intingerà il dito nel sangue e farà sette aspersioni davanti al Signore di fronte al velo del santuario. Bagnerà con il sangue i corni dell’altare dei profumi che bruciano davanti al Signore nella tenda del convegno; verserà il resto del sangue alla base dell’altare degli olocausti, che si trova all’ingresso della tenda del convegno. [LEVITICO 4, 5-7]

Mosè lo sgozzò, ne prese del sangue e lo mise sull’estremità dell’orecchio destro d’Aronne, sul pollice della sua mano destra e sull’alluce del suo piede destro. Poi Mosè fece avvicinare i figli d’Aronne, e mise di quel sangue sull’estremità del loro orecchio destro, sul pollice della loro mano destra e sull’alluce del loro piede destro; e sparse il resto del sangue sull’altare da ogni lato. [LEVITICO 8, 23-24]

Poi prenderà del sangue del torello e lo spruzzerà col suo dito sul propiziatorio dal lato est; spruzzerà pure un po’ di sangue col suo dito davanti al propiziatorio sette volte. Poi scannerà il capro del sacrificio per il peccato, che è per il popolo, e ne porterà il sangue di là dal velo; e farà con questo sangue ciò che ha fatto col sangue del torello; lo spruzzerà sul propiziatorio e davanti al propiziatorio. [LEVITICO 16, 14-15]

Egli uscirà verso l’altare che è davanti all’Eterno e farà l’espiazione per esso: prenderà del sangue del torello e del sangue del capro e lo metterà sui corni dell’altare tutt’intorno. [LEVITICO 16, 18]


Forse è perciò, mio consiglio, che la terra mi chiese il sangue quel dì fatale, il buio morbido già d’autunno che si apprestava a disperdere luci e ombre, era sera. Di colpo, nel bel mezzo della solita discussione - sfibrante per me sempre inchiodata a quella seggiola dell’imputata a difendermi con tutte le mie forze dall’accusa immeritata di infedeltà e tradimento - e in un gesto vile e perfido balza dalla sedia, scatta in avanti, mi si pianta a due spanne dal volto e mi sferra una testata secca, rapida e sorda sul naso. Non faccio in tempo ad accusare il colpo, violento e lancinante, che le piastrelle a terra in cucina si fanno tutte rosse intorno. D’istinto mi piego in avanti, porto la mano al naso nel tentativo di catturare la fuoriuscita, ma non mi riesce di fermarlo, a fiotti il sangue trova la via di fuga: mi riempie il palmo, mi entra in bocca, mi scorre fra le dita a guadagnare il terreno. Spaventata dalla sua irruenza e, allo stesso tempo, in cerca di aiuto, lo chiamo per nome ripetutamente,

che hai fatto, mio dio, che hai fatto!

Affatto sconvolto e stranamente calmo prende il canovaccio lì appeso e me lo appoggia delicatamente sotto al naso. 

Devi andare in ospedale. Potrebbe essere rotto. 


Lo guardo sconsolata. Odio gli ospedali. In tutta la mia vita ci sarò stata tre volte, trascinataci a fatica, escludendo i momenti della mia apparizione e della tonsillectomia da bambina. Sento una sorda rabbia dentro. Uno, per quel gesto manesco a tradimento. Due, per costringermi con esso a trascinarmici ancora una volta. 

Evidentemente non ho scelta, sibilo rabbiosa!  


O forse, in realtà, mia natura, il sangue così estorto fu soltanto un’appendice prosaica di un’adorata accusa qui “mediazione di perdono”, cristianamente solo il modo con cui, per amore e con amore, mi voleva aiutare a capire che ciò che sto facendo apparentemente è male, così che potessi smettere di farlo e tornare ad essere in comunione: la salvezza unico scopo dell’accusa, “altrimenti - disse l’altro - la spoglierò tutta nuda, la renderò come nacque, come terra arida, la ridurrò a un deserto e la farò morire di sete”. [OSEA 2, 5]

Chi lo sa, mio disinganno.

Del resto, non dimentichiamo, sono solo una puttana.


Metilde S