Lungo un tempo oscuro | Del resto sono solo una puttana

Mia amata Dafne.


Sono stanca. Incredibilmente stanca. Non avrei mai immaginato di sentirmi una tale fatica dentro. Io, che sono una da gran fondo, da maratona, in questo campo. Ho sempre perdonato ogni abuso, ogni aggressione, ogni genere di violenza, sia fisica che morale. Non certo in un bagno di stoica impassibilità, non mi appartiene. Mi difendo, mi oppongo, insorgo, negando il mio consenso. E il perdono, l’ho inteso in fretta, mi è provvidenziale. Mi libera dalla morsa di un tempo già trascorso, insieme ai suoi vassalli.

Il rancore mi avvelena - e io amo la lindezza.

L’odio mi abbrutisce - e io amo la gentilezza.

La vendetta m’imbriglia - e io amo il disciolto, mia tenera creanza.


E ora sono stanca. Stanca delle solite scuse,

banali

stiracchiate

ipocrite.

Noiosamente serve di una sostanza che non cambia mai, m’indispettiscono come il mantra del pellegrino. Per non parlare delle giustificazioni, piatte, emaciate, inaugurate da un’insulso “devi capire”. E io capisco, lungo un tempo oscuro di tristi schiatte che si susseguono senza mai veder dipinte le rive di primavera. E mi stufo.


Mi stufo di aspettare lì raccolta sulla riva, me ne voglio andare.

Me ne voglio solo andare.

Per scoprirla ancora lì, mia eterna sorte, una voglia, una smania, una sete. Lì sospesa sulla riva,

disattesa inascoltata infranta.

E io insieme a lei, confinata in quel luogo, in quel tempo, in quella oscurità. Sono stanca, mia infedele. Mi abbandono lì, ripiegata sulla riva e un orizzonte di cani latra lontano dal fiume. L’amido della sottana mi risuona all’orecchio come in un drappo di seta squarci di dieci coltelli. [FEDERICO GARCÍA LORCA]

Del resto, ieri e oggi mio destino, sono solo una puttana.


Metilde S