Un amaro tradimento | Del resto sono solo una puttana

Mia amata Dafne.


Ho imparato a mie spese, sulla via avanzando, quanto poco mi giova l’attaccamento a un ingrato dire, pensare, immaginare, desiderare, la fedeltà, il grande tema non ancora scritto. Fosse pure virtù una costante rispondenza alla fiducia accordata, specialmente sul piano affettivo, essa si scopre, di colpo, a spalancare i battenti dell’inferno di un amaro tradimento, il quale è a presupporre giustappunto la rottura della relazione di fiducia. E di traditori, mio amore e patto, la storia è piena - al di là della mia, poco intima e privata - come mi insegna Michele Magno...

...per avidità o per amor di patria, per ambizione o per vendetta, per fanatismo o per viltà, per mille ragioni e per mille passioni. Ma chi è il traditore? Che sia chi infrange un giuramento, o incrina il patto che unisce una comunità, pare abbastanza ovvio. Per non parlare degli adulteri nella sfera privata, l’attributo di traditore è stato dato a rivoluzionari e voltagabbana, apostati ed eretici, convertiti e rinnegati, ammutinati e disertori, spie e collaborazionisti, ribelli e terroristi, pentiti e crumiri.  


Il contesto che qui compete, mia amata sorte, è quello familiare, di una vita mia e sua. Mentre mi accusa sistematicamente e ingiustamente di tradirlo sul piano fisico ed emotivo con l’Altro coabitante, vuole il fato provvisoriamente,

“tu non sei mia moglie, sei la sua!”

trascura, ignora ed elude ogni aspetto dello stesso inganno che è lui a perpetrare. Ho smesso di condannare, ho scelto di perdonare ogni schiaffo e ingiustizia, fosse il sesso sola voglia, fosse un sentimento qui voce in causa, il dolore a divenir cordoglio e sospirata fine. Ciò che invece strazia il cuore e penetra la carne è la tenacia di un tradimento che si rinnova a ogni istante di un’infausta accusa in cui lui è a schierarsi immancabilmente dalla parte dell’inganno, dell’abbaglio, della menzogna di una mente delirante, incerta e fedifraga


È il tempo dell’ossessione che attanaglia, lacera e trafigge, mia eterna veste, in quella mossa a tradimento, cronica, logora e reiterata che lo muove 

a dimenticarsi di me, di noi, della realtà di una vita insieme

ad arrendersi alle sottane di una chimera che a vomitare è orrende vampe dalla bocca

a nutrirsi della sua forza e, rigonfio, scaricare su di me, sol nemico, il suo odio capitale, basilare, radicale.

Mi si gela il sangue, mia amata, ad ogni virata; inorridisco, mi strugge e mi tortura, una frazione di istante a gettarmi nell’oblio - insieme a lui io svanisco, mi perdo, e in attesa di raggiungere il solo punto in cui riaffiorare, osservo e ascolto. L’istinto non mi dice altro, obbedisco per necessità, unica voglia è lo spiraglio di pace che a lacerare è la sorda resistenza di un mondo amoroso fondato sulla menzogna.


Il Cocito frugando, mi consolano le parole dell’amico F. de La Rochefoucauld, mia origine e causa, non mi sento sola a guadare l’infausta massa, molti altri a riferire la natura di una umana piaga…

“Se si giudica l’amore attraverso la maggior parte dei suoi effetti, assomiglia più all’odio che all’amicizia.”

Quanti versi han da venire, quante linee son da tracciare per conciliare il nudo sogno di un cuore mai tradito? Nell’attesa, mia visione, a me non resta che sfidare l’obbligata dannazione, inclemente, ostile e malsana,

del resto, vuoi per indole o maschio ingegno, sono solo una puttana.


Metilde S