Non mi resta che piangere | Del resto sono solo una puttana

Mia amata Dafne.


Quando scrissi queste parole, quasi per incanto, in un altro tempo, in un luogo remoto...

Piange ora come prima. 

Piange oro e sangue insieme. 

Piange il cuore per guarirlo. 

Piange il dolore per lenirlo. 

Piange l'Uomo per sollevarlo. 

Piange il Figlio per liberarlo. 

Piange l’Uno per manifestarlo.

Piange l’Altra per rigenerarla. 

Piange oggi più di prima.

… non immaginavo quanto il pianto si facesse compagno assai fedele sulla mia strada. 


Mi illudevo che un giorno potessero prosciugarsi le lacrime come il letto di un fiume andato, quando da bambina prima e adolescente poi mi trovai a sopportare una fastidiosa allergia - quegli occhi cerchiati di rosso, quasi fossero solo occhiali, il prurito, il bruciore, la pelle secca, squamata - a testimoniare i lunghi pianti per il dolore, la sofferenza, il tormento che in casa si respirava. Mi sono ricreduta, mia debolezza. 


Ero convinta come Torquemada della bontà dei suoi tribunali che se l’avessi indagata una umana esistenza avrei trovato in fondo al cuore il sorriso, a fior di labbra, un sentimento spontaneo e vivo di allegrezza, amata terra promessa. Mi sono svegliata, mio agio e quiete - non c’è spazio in quella terra di un’umana sorte per la gioia, aspetto festoso di una natura; non c’è spazio per la dolcezza in una terra avara che è a bandire il fratello dalla stessa tavola e a sfrattare il compagno dalla propria branda, una terra in cui lei è a chiedere il permesso per offrire a lui un abbraccio

“Posso sedermi?”

“Posso avvicinarmi?”

“Posso appoggiarmi?”

non c’è spazio in una terra, mio rigoglio e letizia, sempre lesta a tradire il corpo per 

inseguire una chimera

corteggiare un trascorso

abbracciare un fantasma.

Non c’è spazio. 


Non è vero! Non è vero! Non è vero!

vado urlando, ripetendo, implorando mio marito, in ogni momento, del giorno e della notte, da anni senza sosta. Mi dispero, mi consumo dentro e fuori, mi difendo da attacchi, addebiti e accuse a tal punto campati che a inquietare, molestare e violentare un corpo è bastante l’entità di una distorsione. 

Per NIENTE sono offesa.

Per NIENTE sono umiliata.

Per NIENTE sono violata, anima e corpo, mia amata.

Avessi almeno avuto il gusto, il piacere, la soddisfazione di aver commesso il “reato” e compiuto il “sacrilegio”, di aver tradito le “giuste nozze”. Mi potrei beare di spuntare il fatto, di aver agito la trama, di aver goduto di una sostanza nella realtà; mentre in vece a me è dato solo l’onere di sostenere l’iniqua pena nel maltrattamento e la negazione di un esistente per arbitrio dello stesso uomo che

mi dorme accanto

mi vive dentro

dichiara di amarmi tanto.

È straziante, mia anima assente.

In tal misura crudele, doloroso e lesivo da alienare una mente pure avvezza alle storpiature. A distanza di momenti, al confine di quei luoghi oscuri, mi scopro ripiegata, contratta e raccolta in un canto sulla soglia a invocare la vana sorte di una fuga nella sparizione: ignorata disattesa inascoltata, dilaniata nel furore, non mi resta che piangere

ora come prima 

oro e sangue insieme

il cuore per guarirlo 

il dolore per lenirlo.

Non ho scelta.


Se voglio tornare a vivere devo lavarmi dentro, mia amata veste, a ogni carica, di nuovo e ancora, senza fine. Ho bisogno di ridare tono a ciò che si è allentato per rinnovare qui il tessuto di un’anima che si è lacerata. Non mi resta che inondare di lacrime quella intima sofferenza che altrimenti incrosta, raddensa e inacidisce… e alla vita non consente di scorrere. 

Non possiedo altro.

Eccetto lei nella creazione.

Eccetto lei nella distruzione.

Eccetto lei nel mutamento.

Del resto, mia amata stella del mattino, sono solo una puttana.


Metilde S