Una Italia violentata ai tempi del Covid | XXI aprile 2020

La confessione mai tradendo, mia amata Dafne, vi è poi quel dettaglio a tracciare le sorti di un governo scisso di un quadro fosco che rimanda un’Italia inerme, in balia di un virus, in apparenza più aggressivo che altrove, per cui “una generazione precedente non avrebbe capito l’attuale isteria” – è a commentare Jonathan Sumption, un rispettato ex-giudice della Corte Suprema del Regno Unito – bisognosa fino al limite dell’indigenza di aiuti esterni che in molti sono accorsi a fornire, pure in gara a chi fa meglio. “Spirito di umanità” è a insegnarmi Di Maio, lui già ministro, “è il segno che essere amici dei popoli paga”. Una ingenuità che nella sua veste qui deprime: non vi è cuore oggi umano, già libero e incondizionato, pronto a dare senza, sì, l’attesa di un ritorno; non vi è madre a dar la vita senza dentro, sì, l’attesa di una eterna assicurata; non vi è dio a dare amore senza, sì, l’attesa ovvia di una via già giusta nell’ottemperanza. E non vi è certo gran guadagno, per una Italia terra antica, ammonita in casa, arrestata a domicilio, spogliata di ogni essenza dalla sua stessa dirigenza, l’esser fieri e gongolanti in quella stretta militare con la Russia già regime. Non siamo ancora la Svizzera con il suo impegno secolare alla neutralità, e a sentire noti esperti, è la stessa Russia a sapere bene, un aspetto assai poco rassicurante, “che l’Italia è l’anello debole dell’Europa e della NATO e che il premier Conte è sensibile all’argomento della rimozione delle sanzioni, essendosi lui stesso speso a Mosca con rassicurazioni circa il suo impegno in tal senso.” Sullo sfondo di una prevista e annunciata esercitazione in casa, il più grande dispiegamento di soldati americani in Europa dalla fine della Guerra Fredda, stando alle narrazioni, allo scopo primo di simulare un conflitto con la Russia, in quanto avversario mai nominato ufficialmente per ragioni diplomatiche, e, dall’altra, di una nota strategia russa di destabilizzazione dell’Unione europea e delle democrazie occidentali che, oltretutto, è a servirsi ormai da tempo della stessa Italia come base operativa privilegiata, stranisce e preoccupa la deferenza tutta italiana per i “medici e bonificatori in divisa” e i loro “carri di reparto sanitario mobile” qui sbarcati. La vergogna in Italia si fa vanto in patria, quando Alexander Semenov, biologo-virologo di brigata, in una intervista a Kommersant narra ai connazionali le vicende di un terzo mondo italiano che grazie alla loro azione, a cui prima in Italia nessuno aveva pensato, ha visto “finalmente” sanificate le case per anziani.

Una Italia, 

a tal punto immiserita, defraudata e pure violentata nella sua stessa dignità da una impropria coscienza di chi s’impone alla guida, scissa nell’ambiguità di una sortita in Europa con Di Maio, già agli Esteri, che invoca pubblicamente la compattezza d’Unione in quella voluta sfida comune, “nessuno può farcela da solo”, e il Premier dall’altra, a dichiarare il fronte sugli Eurobond, “senza nuovi strumenti facciamo da soli”; 

una Italia

qui misconosciuta nelle sue risorse di fatto in casa in quella tendenza dello sguardo cieco mai rivolto all’interno, ma ostinatamente puntato su un esterno in riverenza di un’eccellenza, a testimoniare, fra le tante, di quegli esperti di un governo che scoprono il 4 marzo, a crisi inoltrata, la SIARE ENGINEERING, un’azienda italiana che produce macchinari polmonari per mezzo mondo, o i media internazionali che elogiano il Cotugno di Napoli per la gestione di una stessa emergenza sanitaria;

una Italia questa, mia amata,

di cui rifiuto l’appartenenza e pure l’autorità, inadeguata e delirante, in favore di una pretesa autorevolezza, qui non garantita, nell’imposizione di condotte invasive delle libertà mie personali e fondamentali, lesive pure di un diritto alla dignità, essa stessa inviolabile.

Metilde S