Ristori dell'anima ai tempi del Covid | II luglio 2020
Alla luce di quanto ho saputo narrarti finora sono a confessare ancora a te, mia amata, le mie riflessioni a difesa di una passeggiata, di un respiro ancora libero dal gravame di un arbitrio, che a uccidere è la stessa vita.
La mia voce in quel campo ermo, grazie a dio, non è isolata. Spogliata e privata da un governo in affanno di ogni mia libertà, sono loro a dar sollievo a una sofferenza dentro.
L’ingiusto a riformare o abolire è già un alleato Rawls in quell'immaginare quando scrive che…
“Ogni persona possiede un’inviolabilità fondata sulla giustizia su cui neppure il benessere nel suo complesso può prevalere. Per questa ragione la giustizia nega che la perdita della libertà per qualcuno possa essere giustificata da maggiori benefici goduti da altri.”
Sin dagli albori di una follia, nei confronti della quale mi sono permessa di prendere posizione in quella parte che anticipa i risvolti qui locali nelle lettere a te vergate, il modo in cui è stata sconfessata l’anima di una costituzione a noi propria, vituperata, tradita e disertata, è apparso dubbio e prevaricante. Lo conferma pure una Marta Cartabia, qui presidente della Corte Costituzionale, che così m'insegna…
“Non basta però lo stato di emergenza per non tenere conto delle indicazioni costituzionali, perché la costituzione non contempla un diritto speciale in questi casi.”
E, a chi insiste a definire la crisi odierna, nelle sue connotazioni perturbanti l’individuo e la collettività, inedita dai tempi di una guerra, la stessa Cartabia ricorda…
“Anche in un periodo complesso come quelli degli Anni di piombo, con il contrasto al terrorismo e la lotta politica armata, la Repubblica ha vissuto stagioni di crisi senza mai sospendere l’ordine costituzionale, ma rimodulando i principi su criteri di necessità, proporzionalità, bilanciamento, giustiziabilità e temporanei."
Parlar e lagrimar già m'hai visto insieme, mia eterna provvidenza.
Metilde S