La contenzione ambientale ai tempi del Covid | V maggio 2020

Ebbene, mia amata Dafne, non avendo io mai fondato alcuna legittimazione di un rapporto di dominazione e sottomissione attraverso il consenso, di cui sono a testimoniare i miei testi, i miei articoli, le mie lettere, sono oggi ad essere violata intimamente nell’imposizione di un tal rapporto di dominazione instauratosi, avulsa da ogni canone di tutela paradossalmente, e soprattutto della salute qui congiunta psiche-soma. Non disvelando io l’arcano, è già nota ampiamente una narrativa di Psyche, quale personificazione dell’anima, di un etimo a dirsi greco e a significare RESPIRO, vita e anima in quel senso di una vita mentale che rimanda in seme al corpo vivo – il respiro, la vitalità, il movimento leggero. La stessa intrecciata alla percezione interiore del corpo, il soma, si trova con esso in una relazione dialettica – nessuno può stare senza l’altro poiché perde significato o si trasforma in aberrazione. Da qui tutti gli oneri e il carico della violenza nella forzata sottomissione in regime di coartazione che sono chiamata a tollerare in tutte quelle azioni compiute mediante l’abuso della forza intrinseca del potere di taluni figuri in odor di autorità.


In una circostanza volutamente emergenziale e sanitaria mi trovo nottetempo, senza alcuna facoltà di replica, sottoposta dalle autorità di governo a una condizione di restrizioni di libertà, per la parte ingiustificata che compete le inadeguatezze delle stesse,

mai rivendicate in un quadro etico-morale di assunzione di responsabilità

atto invece alla sottoscritta ulteriormente imposto quale obbligo e dovere qui moraleggiante nei confronti di una propagandata collettività. 


Le misure di contenimento – cosi si annunciano l’arresto, la claustrazione, la restrizione di libertà, reiterata locuzione burocratico-amministrativa in capo a ogni delibera, ingiunzione, ordinanza già ufficiale – qui si fanno dolorosa contenzione, ora protezione, tutela della salute prima di tutto, sommo atto sanitario-assistenziale ingaggiato con ogni mezzo applicato sull’individuo (mascheramenti di viso e mani) e il suo spazio circostante allo scopo di limitarne i movimenti. Ci dicono sia soltanto per un tempo necessario alla protezione, due settimane, che son mai, fino a fine contagio, fine emergenza, a ripiegare… o, forse, per tutto il tempo di un arbitrio, a sentire lui, corifeo, funzionario capo regionale, che alla domanda a lui rivolta in quell’intervista... “Se il governo riaprisse presto l’Italia lei si riserverebbe di fare delle ordinanze restrittive? lapidariamente risponde… “Assolutamente sì: questa è una responsabilità mia.

Una fattuale contenzione ambientale che, nel caso specifico d'una Città qui scrivente, in quella parossistica ossessione dell’ordine e del controllo di un primo cittadino assurto a čekista insieme ai suoi compagni sorveglianti (Carabinieri, Polfer, Municipale Stradale, GdF, pure volontari della Protezione civile, a suo ardire), è a tal punto lesiva di una dignità, io già privata e spogliata, da farsi tormento, angoscia, oppressione. “Se si permette che mani e piedi vengano legati” – oggi manifestamente fabbricato nei divieti di spostamento e circolazione fuori casa, fuori comune, fuori regione, fuori nazione, e i divieti di espressione, di azione, di produzione e commercio, di lavoro in senso lato – “come prassi di ordinaria amministrazione, a discrezione dei sorveglianti, in breve si riscontrerà nell’affidato in cura un totale processo di regressione e si darà l’avvio a ogni genere di trascuratezza e tirannia.” - è a insegnarmi lo stesso Conolly. Non incanta in questa sede il surrogato linguistico di una locuzione propagandata della tutela, della protezione, più vicina a un DNA da operatore sanitario nell’emergenza sanitaria oggi contingente, a mascherare la deriva autoritaria, arbitrariamente desunta e violentemente esportata, di funzionari capo regionali e comunali accentratori di potere.

L’Italia in tal senso, mia cara, non è nuova all’imposizione di danni morali e materiali, ove occorrenti, con l’uso della violenza, delle minacce in ogni azione, già disumana e degradante, di sanzioni e punizioni alla persona in condizioni di minorata difesa, privata delle libertà personali e affidata alla sua custodia, potestà, vigilanza, controllo, cura o assistenza. Oggi, nella voluta emergenza sanitaria da Covid-19, questa imposizione si fa subdola e perversa

Ciò che chiunque voglia deliberatamente nascondere, sia solamente nei confronti degli altri, sia nei confronti di sé stesso, anche ciò che inconsciamente egli porta dentro di sé, viene svelato dal suo linguaggio." - è qui a guidarmi ancora Klemperer.


Ciò che per Stalin fu in sostanza la dekulakizzazione, è per i signori capintesta oggi, “la necessità di adottare ogni provvedimento atto a contenere la diffusione del Covid-19.” La necessità, “il pretesto per ogni violazione della libertà umana, l’argomento dei tiranni, il credo degli schiavi", riconosce Pitt il Giovane prima di me. In un inno alla responsabilità il funzionario illuminato non lesina il tormento di un lemma a lui sì caro…

“necessarie e condivisibili le misure restrittive del Governo,

necessario e decisivo il senso di responsabilità di ogni cittadino italiano,

è assolutamente necessario un impegno straordinario

    chiaro ed esplicito

    di tutte le Forze dell’Ordine e anche delle Forze Armate

    per garantire che

    concretamente

    le decisioni siano rispettate

    e per sanzionare

    concretamente

    i contravventori.”

Mai come ora, nella contingenza di una voluta emergenza sanitaria, la percezione di una aggressiva mobilitazione d’intenti CONTRO si fa più inquietante, oscura e angosciante… 

“È necessario in queste ore

il massimo di responsabilità

e anche il massimo di rigore possibile

nei confronti

di chi viola

le regole elementari

e gli obblighi di legge

dettati dalle autorità sanitarie,”

e insistendo sulla stessa onda…

    “Questo è un dovere

    verso i nostri concittadini

    ed un atto di rispetto

    per tutto il personale medico e infermieristico del 118

    che è impegnato in un lavoro straordinario 

    da settimane,”

le pubbliche dichiarazioni di uno stesso portabandiera, così scolpite, la riproposta emersione “dell’inumano nelle distorsioni e perversioni della Legge, là dove essa non è che maschera del potere repressivo." - è ad osservare una Cautio Criminalis. 

Ne sono nauseata, mia amata. 

Metilde S