Il diritto di resistenza ai tempi del Covid | X luglio 2020
Grazie a Dio, mia amata Dafne, la mia voce non è una nel deserto. In ogni luogo, in ogni canto si ergono molte altre più egregie, fra di loro pure quella di un alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, che…
“ammonisce i paesi a rispettare lo stato di diritto, durante la pandemia da coronavirus, limitando nel tempo le misure eccezionali, al fine di evitare una <catastrofe> per i diritti umani, i cui effetti dannosi supereranno a lungo la pandemia stessa. I governi non dovrebbero usare i poteri di emergenza come arma per mettere a tacere l’opposizione, controllare la popolazione o rimanere al potere”,
avverte ancora.
E più in là, a lanciare l’allarme con un Manifesto sottoscritto da leader politici, da imprenditori e intellettuali (anche italiani) di ventitré Paesi è Vargas Llosa, premio Nobel per la letteratura: Che la pandemia non sia un pretesto per l’autoritarismo, titola lo stesso dalle pagine di un sito della sua Fundación Internacional para la Libertad, la Fondazione costituita nel 2002 dal Nobel peruviano per difendere e promuovere i principi della democrazia e dello Stato di diritto. In esso si legge…
“Mentre gli operatori della sanità pubblica e privata combattono valorosamente contro il coronavirus, molti governi dispongono misure che restringono indefinitamente le libertà e i diritti fondamentali. Invece di alcune ragionevoli limitazioni alla libertà, in diversi paesi prevale un confinamento con minime eccezioni, l’impossibilità di lavorare e produrre e la manipolazione delle informazioni. Alcuni governi hanno individuato un’occasione per arrogarsi un potere smisurato. Hanno sospeso lo Stato di diritto e addirittura la democrazia rappresentativa e il sistema giudiziario. Insomma, parlamenti che con il pretesto del contagio da coronavirus non si riuniscono o si riuniscono ‘a ranghi ridotti’, e tribunali civili e penali serrati.”
Difficile non riconoscervi pure l’Italia e il riflesso sconcertante di una deriva, in tal senso, qui locale. Ragion per cui, mia eterna amata, e considerando che in Italia
“la giurisdizione è stata di fatto sospesa nella Fase 1, come se non fosse un’attività essenziale al pari almeno delle tabaccherie;”
a fronte di una “attuazione spesso aggressiva dei provvedimenti restrittivi delle libertà costituzionali e l’uso in corso e prospettico di meccanismi di sorveglianza, è fondamentale che questi siano attuati nel fermo rispetto dei diritti della persona e del principio di proporzionalità;”
in virtù “dell’importanza che in una democrazia liberale rivestono gli organi di informazione e la pubblica opinione, non è tollerabile che la comunicazione di piani, studi e misure di siffatta rilevanza sia rimessa a indiscrezioni o dirette Facebook senza contraddittorio, il dibattito sia riservato a esperti o si svolga al riparo dallo scrutinio pubblico e non sia possibile porre domande pubbliche ai decisori. Lo Stato e le Amministrazioni devono rendere conto e, soprattutto in questa emergenza, garantire piena trasparenza, anche per costruire o mantenere quella fiducia nello Stato e nei governi che è presupposto essenziale per l’efficace funzionamento di qualsivoglia misura;"
e in quanto cittadina italiana, non mi appartiene più la forza di tollerare ulteriormente “un’inerzia del governo centrale che, di fatto, legittima in casa uno stato di fatto del tutto estraneo alla legalità istituzionale;”
intendo appellarmi responsabilmente al
diritto di resistenza
che “trova la sua collocazione costituzionale nel combinato tra gli articoli 1,2,3,e 54 (già art. 50 del Progetto di Costituzione). Tale diritto, ultimo baluardo per la tenuta democratica del sistema repubblicano, nonché innovativo strumento di cittadinanza attiva, connettore tra il dissenso sociale ed il rinnovamento dell’ordinamento positivo, incarna ed attua il principio di sovranità popolare, garantisce la tutela dei diritti inviolabili ed è espressione del dovere di fedeltà alla Repubblica che, si badi bene, è concetto diverso e più ampio dell’obbedienza alle leggi dello Stato in quanto lo precede logicamente e concettualmente, garantendo – proprio al fine di essere fedeli alla Repubblica – la resistenza, melius disobbedienza, alla legge dello Stato che violi i principi fondamentali della Repubblica."
Che gl'itali iddii me la mandino buona, mia lucida compagna!
Metilde S