Delirio e inadeguatezza ai tempi del Covid | XXVII marzo 2020

Rivolgo a te, amata Dafne, le mie pene a memoria… a te, in prima persona, o verde germoglio, a te, per interposta persona, qui insieme padrona del suolo, legislatrice e istitutrice di un vivere civile. In virtù dell’argomento già afflitto sono a chiederti di porgermi l’ascolto fino in fondo, come d’altro canto, mi s’impone il dovere di accompagnare, ove non seguire o scontare fino in fondo, il delirio e l’inadeguatezza di un dominio in senso lato.

Due concetti, quest’ultimi, amata Dafne, il DELIRIO:

qui disturbo dell’interpretazione della realtà, attribuzione di un significato abnorme a una percezione normale sul piano sensoriale, impermeabile a qualsiasi critica o persuasione contraria, e L’INADEGUATEZZA:

qui manifesta insufficienza per qualità di far fronte a compiti o funzioni, che in relazione alla gestione di una voluta emergenza epidemiologica da Covid-19 minano alla base la credibilità delle Istituzioni politiche e amministrative nei miei confronti, pur cittadina partecipe di una collettività di riferimento. Credibilità, la stessa, di cui un’amministrazione deve godere, insieme alla fiducia, presso il cittadino poiché tali esigenze unite alle altre di trasparenza si rivelano direttamente correlate al 

principio costituzionale di buon andamento degli uffici.

E credimi, amata Dafne, una tale credibilità è già a cadere al mio umile sguardo quando DEVO sentirmi ripetere da Autorità Competenti (cosiddette), inclusa una delle massime nel discorso alla nazione, in quel di un 24 marzo c.a., e nella piena autorevolezza della sua figura, che l’epidemia in quanto tale 

non era attesa.

Ora, mia amata, con tutto rispetto per la specie, lo sbarco dei vichinghi nel Golfo di Policastro, oggi, è evento non atteso. Un’epidemia dall’aspetto di un’influenza morbosa in pieno inverno non è ragionevolmente da considerarsi un evento non atteso. Un’epidemia, nell’anamnesi della storia dell’Uomo, della comunità, non è ragionevolmente da considerarsi un evento non atteso. Addirittura, pare quest’altra, essere invece “la pandemia più largamente annunciata della storia”, si legge altrove, e in aggiunta, risultare che già nel 2017 la stessa OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) “aveva diagnosticato questo orizzonte come una questione di tempo e non come una ipotesi di scuola.”

Un’epidemia, dunque, che null’altro serba in cuore se non di disvelare, ancora una volta, la storica ed endemica disorganizzazione amministrativo-istituzionale qui aggravata in taluni contesti locali da

imposizioni arbitrarie dispotiche 

miste a violenze morali su noi persone, già cittadini sottoposti a restrizioni di libertà

ravvisabili nel comportamento e nel linguaggio pubblicamente esibiti.

Ne risulta tristemente una cultura amministrativa arretrata, barbara e oscurantistica, inadeguata a realizzare interventi SAPIENTI da parte di legislatori e istituzioni altre deputate. S’impongono qui alla nuda mente le parole di C. Tullio Altan, antropologo…

le idee, le credenze, i pregiudizi, le norme di vita che fanno parte di una cultura, quando si traducono in concreti comportamenti, cessano di appartenere al puro regno dei simboli e dei concetti, e si fanno cose e cose di eccezionale durezza e consistenza, con le quali bisogna fare i conti come con la più tenace realtà” 

– una “durezza e consistenza”, amata Dafne, con cui “faccio i conti” da molto tempo, mio malgrado. E ciò che vedo-vivo, mia amata, mi fa male dentro.


Mi fa male vedere governanti e tecnici di servizio pluri-edotti pluri-equipaggiati pluri-affaccendati affrontare una voluta emergenza epidemiologica in maniera così goffa e impacciata da indurre il ragionevole dubbio sulla liceità e bontà della intenzioni a supporto di misure arbitrate e poi imposte. Addurre a tale impianto ignominioso la somma giustificazione di una tutela della mia salute, anch’essa costituzionalmente prescritta e suonata a fanfara negli slogan di persuasione comunicativa “la salute prima di tutto”, mi 

offendono nella dignità, già attribuita all’essere umano in virtù della sua essenza fine in sé stessa con il divieto assoluto di ogni sua strumentalizzazione

In quanto presupposto del riconoscimento del valore della persona umana, nella dimensione specifica di una dignità, vi sono pure iscritti quegli aspetti che interrogano, ritraggono e denotano la consapevolezza di ogni individuo e il suo oltraggio.

Non vi è ombra di un pensiero alla “mia salute prima di tutto” nella mente di un governo oggi che la invoca quando è a lucrare su sigarette e gioco d’azzardo, compiaciuto di un vasto popolo in balia della dipendenza. 

Non vi è traccia di un pensiero alla “mia salute prima di tutto” nella mente di un governo oggi che la invoca quando ha permesso negli anni già trascorsi, foss’anche favorito, lo spoglio e l’impoverimento vergognoso di una pubblica sanità. Un sistema quest’ultimo, si legge ancora altrove, che “almeno sulla carta all’Italia il mondo invidia”. Un sistema, sempre lui, su cui pure “si sono accaniti con violenza i governi di tutti i colori, per infiltrarlo politicamente e affossarlo finanziariamente”, a insegnarmi la Dentico, Responsabile del Programma Salute Globale della SID e esperta di salute globale, senza ancora una nota traccia del pensiero alla “mia salute prima di tutto”. Un accanimento sì violento che, in più oggi, nel contesto di una voluta emergenza da Covid-19, sono a subire io, pur cittadina, in ultima sostanza, per una innocua passeggiata con mio marito vicino casa il giorno 15 marzo c.a. in un borgo già deserto prima del tempo. Mi fa male, un tal cimento. 

E ancora, non vi è onestà di un pensiero alla “mia salute prima di tutto” nella mente di un governo oggi che la invoca quando è a indicare quale “priorità assoluta e urgente”, la SIMA nel suo documento alle autorità competenti, “quella di salvare il sistema sanitario e salvaguardare il personale medico e paramedico, evitando che l’assalto agli ospedali e soprattutto ai servizi di pronto soccorso (che deriverebbe dal panico dovuto a un numero significativo di decessi) ne faccia i luoghi più pericolosi (in particolare per il personale stesso) e di maggior diffusione della pandemia stessa.” Nel prosieguo, a questo punto, la stessa Organizzazione è a definire legittimamente come “unica strategia (la ripetiamo, necessaria e urgentissima) la realizzazione di corridoi preferenziali in cui poter canalizzare l’eventuale afflusso di migliaia di casi o supposti tali nei prossimi giorni o mesi.” E a tal fine è a proporre lecitamente “di attrezzare rapidamente gli ospedali militari delle grandi città (attualmente quasi inutilizzati) in modo tale da trasformarli in breve tempo in centri di diagnosi, isolamento e smistamento per i casi necessitanti terapia intensiva.

Noncurante dell’intervento e nel tradimento di un pensiero alla “mia salute prima di tutto” nella mente dello stesso governo oggi che la invoca, questi è a decretare e a implementare come unica strategia di dubbio impatto morale la serrata di un intero paese e il mio confinamento forzato a domicilio con l’aggravio di una pena, pure arresto, in caso contrario, e a seguire poi l’aggiunta dell’inasprimento per decreto a mio carico ulteriore. Mia amata Dafne, ne sono sconcertata.

Metilde S